Se questa è informazione…… libera

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E’ quasi imbarazzante, ormai, mettersi seduti in poltrona la sera e guardare la Rai. Imbarazzante soprattutto se si giornalisti come lo sono io. E l’imbarazzo sta nel fatto che appartengo ad una categoria che in realtà dovrebbe essere al servizio del pubblico. E, sinceramente, non credo che l’intervista alla Daddario sia un servizio per il pubblico, specie se questa specie di orgia gossip para va in onda sulla televisione di Stato che dovrebbe fornire un servizio pubblico.

Detto questo, e premesso che la libertà di stampa resta un inviolabile baluardo di democrazia, mi domando come
sia possibile che si possa arrivare a certi limiti e superarli in nome e per conto di una democrazia che sembra essere più una ricerca spasmodica di colpire l’avversario di sempre utilizzando il gossip, piuttosto che utilizzare il servizio pubblico per informare adeguatamente e correttamente il telespettatore.

Alla faccia della mancanza di libertà di stampa. Berlusconi può piacere o meno ma è pur sempre il Presidente del Consiglio. E se al suo posto ci fosse stato D’Alema, sarebbe stato lo stesso. Qui il problema fondamentale è che, dopo la magistratura, si sta utilizzando la stampa, una certa stampa a mò di clava contro il leader della maggioranza e il capo del governo
.

Una battaglia senza esclusione di colpi che non ha eguali nel passato. Nemmeno durante la Prima Repubblica era mai accaduta una cosa del genere. Si parla di libertà di stampa, ma nessuno dice che la maggioranza controlla di fatto 2 quotidiani mentre l’opposizione ne ha a profusione. Si potrà obiettare, sì ma Berlusconi ha almeno 5 reti tv che fanno per 50 quotidiani: falso anche questo.

Al di la delle reti Mediaset la Rai, si sa fin dalla sua nascita, è lottizzata. Rai 3 è tornata ad essere TeleKabul, Rai 2 ospita trasmissioni come Anno Zero che certo no né filo governativa. Una questione di conflitto di interessi? Indubbiamente la situazione italiana ha dell’anomalo, questo è indiscutibile. Ma ancor più anomalo resta il fatto di come l’attuale minoranza quando governava l’Italia non abbia fatto una legge severa sul conflitto d’interesse.

Comunque alla fine quel che resta è un fatto ben preciso: l’imbarbarimento della politica e del giornalismo che appare sempre più asservito ad una logica da eskimo in redazione ritirato fuori dalla naftalina e dalle soffitte di una sinistra radicalchic che non ha perso il vizio di giocare alla guerriglia da salotto mettendo in campo il peggio di se.



11 settembre 2009: da otto anni alla ricerca della democrazia perduta


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Sono passati otto anni. Otto lunghi anni da quell’immane tragedia consumatasi a New York. Otto anni che hanno lasciato dietro di loro una scia indelebile di sangue, di lacrime, di dubbi e polemiche. Molti hanno detto e scritto che l’11 settembre 2001 è stato l’inizio di una nuova storia dell’umanità, di un nuovo percorso per la democrazia. Una affermazione su cui si può concordare facendo comunque i dovuti distinguo. Che il Terzo millennio sia cominciato con una strage e una nuova strategia del terrore targato al Qaeda è innegabile. Ma è innegabile anche che a quella strage ne sono seguite altre in nome e per conto di concetti universali come pace e democrazia. Ben due guerre, quella afghana e quella irachena, hanno e stanno insanguinando il mondo, propagando i tentacoli su Madrid, Casablanca, Londra, Sharm el Sheikh. E’ il tributo che si deve pagare per una tranquillità che ancora non arriva? Certo, tutti sappiamo che la pace, da che mondo e mondo, si è costruita sui morti e sul sangue, ma per una Umanità che si definisce civile non può e non deve essere così. Quel che appare chiaro ed evidente è, nonostante tutti lo neghino, uno scontro tra due civiltà, tra due mondi, tra due concezioni di vita che sembrano sempre più essere giunte allo scontro finale. All’Armageddon, dove ne dovrebbe inevitabilmente restare in piedi una sola. Una vera follia. Difficile dire da che parte siano colpa e ragione. In questi casi, al di là delle solite teorie complottiste nelle quali molti amano sguazzare, ognuno dei contendenti ha il proprio fardello da portare. Certo è che non si comprende bene a cosa sia servita la guerra in Iraq e soprattutto quella che continua in Afghanistan. Se non fosse altro perché sia il mullah Omar sia e soprattutto Osama bin Laden sono ancora uccel di bosco. Ammesso che siano ancora vivi.

Ed anche questo è un fatto innegabile. Dunque, quello che diviene opinabile è l’utilizzo della guerra e del terrorismo come unica via percorribile per il raggiungimento dei propri scopi facendo leva sul concetto di pace e democrazia.

Ma cos’è realmente la democrazia? Sicuramente, per l’uomo del Terzo millennio, è un concetto aleatorio al quale ognuno dà una propria interpretazione che poi non corrisponde a quella del proprio vicino.

Lo scontro, anche violento quindi, come unico mezzo per l’affermazione delle proprie idee, dei propri principi, della propria ideologia. Non era propriamente questo quello che immaginava, duemila anni orsono un uomo che rispondeva la nome di Pericle.

In questo bailamme di sangue, morte, crisi economiche, sociali e politiche non sembrano nemmeno esserci quei margini utili a far sì che si possa rientrare nel solco di una filosofia di vita diversa da quella attuale.

Improvvisamente sembrano essere venute a mancare le basi culturali ed ideologiche di un intero mondo. Se il primato personale, se la sovrastazione, la diffamazione, il mettere alla gogna il proprio avversario, e si badi bene avversario non nemico, sono i concetti fondanti della politica e della vita quotidiana, non si capisce bene allora questi otto anni a cosa siano serviti.

Probabilmente a nulla se non ad inasprire e a cronicizzare una situazione già incandescente di per sé. Situazione che, inevitabilmente, si riflette poi sul nostro modo di vivere.

Discorsi catastrofisti a parte, sono comunque convinto che l’umanità ha sempre dimostrato di saper risorgere dalle macerie della propria storia. E’ una questione di volontà. E’ una questione di cultura. Noi, nel nostro piccolo, ce la stiamo mettendo tutta. Anche se siamo coscienti del fatto che un partito come il nostro possa dare profondamente fastidio. Essere scomodo. Lo sappiamo e sono mesi che lo diciamo a chiare lettere. Il che è anche legittimo. Ma resta comunque difficile da comprendere come ci sia qualcuno, che della democrazia, della pace, del solidarismo, dei diritti sociali e civili e, soprattutto, del dialogo dovrebbe essere campione, punti il dito accusatore solo perché il nostro essere politici riscuote comunque consenso e plauso tra la gente comune. Dare voce ai delusi, agli abbandonati dai partiti maggiori, a chi non crede più nella politica spettacolo è la nostra irrinunciabile scelta. E’ il nostro concetto di democrazia. Un concetto che, evidentemente, da fastidio a chi, invece di pensare al bene comune, cerca sempre un nemico da sfidare per nascondere il proprio annaspare nel procelloso mare di una politica sempre più casta (la legge elettorale sulle elezioni europee ne è un esempio così come la voluta cancellazione delle preferenze) e sempre più lontana dai cittadini. Ma soprattutto dal mondo reale.

 

Stefano Schiavi

 Forum Italia, quando le radici profonde non gelano e si trasformano in un albero carico di frutti
Di Stefano Schiavi *

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A molti potrà sembrare strano vedermi e vedere molti di noi in un’area come quella del Pdl. Ad alcuni, specie a quelli che solitamente credono di incarnare la purezza ideologica e spirituale,o a quelli che preferiscono rinchiudersi nella solita e tanto rassicurante torre d’avorio, o peggio ancora quelli che, nati ultimamente in un aurea di sacro fuoco ideologico-nostalgico di cui non conoscono però nulla e, soprattutto, non ne sono stati partecipi, potrei sembrare blasfemo. Al limite dell’inquisizione, della gogna o, ancor più, del rogo.

Eppure nella politica del terzo millennio, si sa, i mutamenti di scena e palcoscenico sono assai veloci e repentini. Questo però, si badi bene, non vuol dire cambiare radicalmente o, peggio ancora, rinnegare se stesso. Cambiare lo scenario ed il terreno su cui ci si muove è sintomo di vivacità e intelligenza politica e non vuol dire certo modificare o cancellare valori ed ideali. Né tantomeno calpestarli e scacciarli nella polvere.

Forse, a farlo, sono invece proprio quelle persone che ciclicamente, ammantandosi di rigore ideologico e sempre ben muniti di “sciarpa littoria d’ordinanza”, sputano sentenze e giudizi non preoccupandosi invece dei danni che hanno provocato per anni e provocano ancora oggi.

Ma non essendo affatto interessato a intavolare con costoro un dibattito ideologico-valoriale-politico dirò a tutti voi il perché di una scelta ben ponderata, analizzata ed approfondita nel tempo. Con me stesso, con amici (come Massimo, Mimmo, Alberto, Roberto, Marco, Paolo) e amiche (come Federica) di vecchia data, con vecchi leader a cui ho sempre fatto riferimento e con nuovi compagni di viaggio (come Alessandro, Andrea, Luca, Simone e tanti altri).

Da questo, da tutto questo nasce la voglia, la necessità e l’obbligo, quasi morale ed etico di fondare “Forum Italia”.

Trent’anni di esperienza politica come bagaglio personale possono essere certo una buona base di partenza. Almeno per quello che mi riguarda. Quasi tutti voi conoscete la mia storia politica che nasce dagli anni bui della militanza, quella fatta per le strade dei quartieri popolari. Dalle formazioni extraparlamentari fino alla fondazione de La Destra. Sempre e comunque nell’area della destra sociale, con tutti i limiti che posso avere. Nel bene e nel male. Da militante a dirigente a leader. Sempre e comunque. Una storia comune a tanti di noi in fondo.

Ed ora eccoci di nuovo in pista con una nuova-vecchia storia. Forum Italia è una Associazione politico-culturale che affonda le sue radici, quelle che non gelano mai, nella destra sociale italiana.

Forum Italia vuole dare risposte concrete agli italiani e non essere un mero strumento di propaganda o semplicemente il megafono di una demagogia senza contenuto che sempre più spesso, sia a destra che a sinistra, risuona altisonante in un agone politico che più tale non è.

Ed è per questo che abbiamo deciso di riprendere la nostra lunga marcia nella politica italiana entrando a far parte dell’area del Pdl. Proprio perché, quando ci si accorge che intorno a te non restano che macerie, quando si comprende che si è stati la causa del proprio male e di quello di una intera area (non mi sottraggo certo ai miei errori), l’unica strada possibile da intraprendere è proprio quella che si è avversata, probabilmente accecati anche noi dal desiderio di vivere in un ghetto tutto nostro. Con la paura inconscia di vivere al di fuori, come tutti i comuni mortali. Non è detto che sia la strada giusta, ma giusto è invece provare a percorrerla.

Personalmente non rinnego nulla di quanto fatto in questi 30 anni. Se tornassi indietro nel tempo rifarei tutto, magari correggendo qualche errore e sbavatura che ognuno di noi commette nella propria vita. Ma mai e poi mai mi pentirei o rinnegherei quanto fatto insieme a quei tanti amici che oggi sono nel Pdl o ne La Destra o nella Fiamma Tricolore.

E parlo di Amici con la A maiuscola. Perché il legame affettivo, il vincolo che ci unisce, non viene certo meno per colpa di una sigla o di una collocazione politica…

Sarà per questo, per un vincolo vero, saldo, concreto, valoriale, spirituale, saldato nel sangue e nelle lacrime, nella gioia e nel dolore, nel sudore della fatica, che in molti ci stiamo ritrovando in questo nuovo spazio che è Forum Italia.

Una agorà, un foro, il luogo, il centro della vita politica, economica e sociale di Roma ed Atene, di Sparta e di Alessandria. Per noi questo è e deve essere l’area Pdl. Questo e non altro. Il centro del confronto, dello scontro, dell’incontro e dello scambio. Oggi, a tanti anni dall’inizio della nostra avventura politica. Oggi che la società che abbiamo cercato di cambiare e combattere ci vede professionisti valenti, stimati ed apprezzati. Oggi che, forse, abbiamo l’opportunità vera di cambiare quel Sistema che ci ha visto non mollare… Nonostante tutto.

Tutto questo è possibile se solo ci crediamo. Accanto a quelli che fino a ieri consideravamo coloro che stavano sbagliando? Sì. Bisogna solo capire se chi sbagliava erano loro o quelli che fino a ieri dicevano di combattere con te fianco a fianco, fino alla morte.

E chi ha sbagliato di più? Colui che comunque puoi individuare perché è di fronte a te o quello che invece trama alla tue spalle, nell’ombra, pronto a colpirti?

Chi ieri sbagliava diviene oggi un soggetto con il quale comunque parlare e discutere. Magari senza mai arrivare ad una visione univoca del mondo, della società, del lavoro. Ma almeno si discute.

Sarebbe molto facile parlare degli errori commessi, errori politici si badi bene, ma farlo vorrebbe dire affrontare una polemica inutile e sterile. Senza un fine preciso. Il silenzio, molto spesso, è peggio di uno scontro fisico… Se non altro perché è preferibile parlare del futuro e delle cose da fare piuttosto che nel cadere nella trappola dello scontro verbale.

Forum Italia nasce dall’esperienza di un passato vissuto intensamente, 24 ore su 24. Nasce da un presente che doveva essere comunque vissuto, costruito, alimentato. Ma, soprattutto nasce per avere un futuro. Un grande futuro. Senza torcicollo di sorta. Perché solo se si hanno delle solide fondamenta la costruzione resta in piedi. Per l’eternità. Ce lo hanno insegnato i nostri avi. Lo insegneremo ai nostri nipoti, se saremo in grado di farlo. Ma questo dipenderà solo ed esclusivamente da noi.

Ed è per questo che Forum Italia è aperta al contributo di tutti. Perché una nazione per essere tale ha bisogno di idee, di tradizione, di forza, di confronto. Anche di scontro. Ha bisogno di un Foro che sia un crogiuolo dal quale far uscire la pozione magica per quel domani che ci appartiene.

Ne saremo capaci? Io credo di sì. Se lo faremo insieme.




*Presidente Forum Italia